Non un tavolo qualunque, eh.
Mia madre era rotonda e mi ha lasciato il tavolo quadrato
che era il tavolo quadrato su cui è passata tutta la nostra vita.
Mia madre, l’Assuntina “a mescia“ (la sarta), su questo tavolo quadrato
ha preso le misure e ha fatto vestiti per mezza città.
Quelli buoni della festa, con l’orlo di pizzo e le maniche a sbuffo.
Quelli bianchi per i battesimi e le comunioni.
E poi le mantere che si usano per cucinare, quante ne ha cucite mia madre qua sopra.
E all’ora di pranzo via gli aghi e via le mussole per fare la pasta fatta in casa, per apparecchiare la tavola.
Su questo tavolo quadrato di mia madre rotonda, quante marende di pane e pomodoro sono passate.
Per me, mio fratello Enzo e mio fratello Salvatore, per mia sorella Annalucia ma anche per gli altri figli suoi,
quelli acquisiti marenda di pane dopo marenda di pane,
i figli delle sue amiche un po’ sorelle, i figli di quella stessa nostra strada.
Stefania, Fabiola, Paolo, Sergio tutti si sono messi attorno a questo tavolo quadrato
per mangiare e riempirci la casa e la vita di ricordi.
Mia madre era rotonda, e a renderla rotonda non erano le misure o la prosperità.
Era rotonda in quella sua voglia di abbracciare tutti, di tenere i più piccoli sulle ginocchia
e di ascoltare ogni voce passasse da casa nostra.
E mia madre era rotonda nel girare un sugo perché non si attaccasse, nel modo di rimestare una minestra,
nel gesto di tagliare il pane in pezzi piccoli, perché potessero averne tutti.
Mia madre era rotonda e mi ha lasciato questo tavolo quadrato, che da quando non c’è lei è il mio ricordo di lei,
intorno al quale sono cresciuti Stella, Vincenzo e Checco, i miei figli.
E i figli di quelle amiche della stessa strada di mia madre.
Fino a ieri stava in casa mia. Tra il caminetto e la cucina.
Ci avevo messo accanto anche due poltrone immaginando
ogni tanto che mia madre ci si sedesse per riposarsi gli occhi.
Non è stato un sacrificio decidere di portarlo qui, al centro di questa sala,
di questa nostra casa che viviamo tutti insieme.
Qui sopra vi porteremo le marende del pane che facciamo ogni giorno,
l’olio buono, e mangiando potrete raccontarvi i fatti della giornata
e ricordarvi che se siete qui, a condividere un tavolo quadrato, è perché anche voi
attraverso il cibo sapete condividere l’affetto, l’amore, la vita.
Il cibo, oggi, lo preparo io. Spero non vi dispiaccia se sono rotonda
e vi faccio accomodare intorno a un tavolo quadrato.
Benvenuti alle Macàre, a casa mia.
Daniela Montinaro